Fu un membro dei d’Avalos, Fernando Francesco, marchese del Pescara, a guidare insieme con Carlo di Borbone l’armata imperiale di Carlo V contro l’esercito francese guidato dal re Francesco I nella battaglia di Pavia, combattuta tra il 23 e il 24 febbraio 1525.
Siamo all’inizio del ‘500, la Francia e la Spagna, guidate rispettivamente da Francesco I e Carlo V, sono le più forti potenze del continente e l’Italia si trova a fare da terreno di scontro tra questi due stati, poiché ad una presenza politica sul territorio italico sarebbero corrisposti vantaggi in termini economici, strategici e di prestigio.
Ha quindi inizio quel periodo storico tradizionalmente inserito nei manuali di storia sotto la dicitura “Guerre d’Italia” e una delle battaglie più note è proprio quella di Pavia.
Nella notte tra il 23 e il 24 febbraio Francesco I e i suoi uomini sono sorpresi da un’azione condotta da Carlo di Borbone, che riesce a insediarsi nella cinta francese, ma il contrattacco avviene rapidamente. Dopo una serie di attacchi ai lanzichenecchi e un efficace colpo all’artiglieria spagnola, Francesco I disperde le sue forze e commette una serie di errori strategici: ciò permette a Fernando d’Avalos di aprire il fuoco sulla cavalleria pesante francese, che subisce ingenti perdite.
I cavalieri francesi si trovano circondati dagli avversari e lo stesso Francesco I cade prigioniero.
La battaglia si conclude all’alba del 24 febbraio con la vittoria dell’esercito dell’imperatore Carlo V, e ciò segna un momento decisivo delle guerre per il predominio in Italia, affermando la temporanea supremazia dell’imperatore. Il re francese umiliato e sconfitto viene deportato in Spagna, mentre sul campo si contano circa 5.000 soldati francesi caduti.
Questa battaglia è ricordata soprattutto per l’impiego, da parte della schiera di Carlo V, di un nuovo modo di combattere, e cioè il sistema del Tercio: la fanteria è composta da fanti armati di archibugio e fanti armati di picche, i quali, con un’azione coadiuvata, riescono facilmente a sconfiggere la pesante cavalleria francese.
Ed è stata proprio l’azione degli archibugieri spagnoli e italici di Fernando Francesco d’Avalos a segnare le sorti della battaglia a favore della schiera imperiale.
Fernando Francesco d’Avalos, detto Ferrante, fu Marchese di Pescara, marito di Vittoria Colonna e luogotenente di Carlo V al momento dell’invasione di Francesco I nel 1524 in Italia. Alla sua morte, dato che non ebbe figli, passò il suo titolo al cugino, Alfonso III d’Avalos, marchese del Vasto, che si distinse anch’esso nella battaglia sopra descritta.
Di questa battaglia, e dei suoi condottieri, restano molte testimonianze, a cominciare dalla letteratura: nell’Orlando Furioso dell’Ariosto sono infatti menzionati i d’Avalos:
Vedete duo marchesi, ambi terrore
di nostre genti, ambi d’Italia onore;
ambi d’un sangue, ambi in un nido nati,
di quel marchese Alfonso il primo è figlio,
… L’altro di si benigno e lieto aspetto,
il Vasto signoreggia, e Alfonso è detto.
(L. Ariosto, Orlando Furioso, XXXIII, 46-47)
Si trovano testimonianze della battaglia di Pavia anche a livello iconografico, grazie ad una serie di arazzi realizzati a Bruxelles nel 1529-31 e conservati presso il Museo di Capodimonte.
Inoltre nel 2003 sono state ritrovate nelle cantine di Palazzo d’Avalos quattro selle da parata dei Principi d’Avalos, otto staffe, due porta pistola e alcuni tessuti, restaurati sotto la direzione della Soprintendenza BSAE dell’Abruzzo e poi esposti in una vetrina allestita all’interno del palazzo stesso.
Immagine tratta da http://www.sbsae-aq.beniculturali.it/.
F. P.