Il tempo che ogni giorno si spende sui social network aumenta sempre di più, ma c’è qualcuno che ha pensato di sfruttare i media per promuovere iniziative culturali e umanitarie. È quanto ha fatto Malala Yousafzai, l’attivista pakistana vincitrice del premio Nobel per la pace nel 2014, che lo scorso 12 luglio, in occasione del suo diciottesimo compleanno, ha voluto ribadire quanto l’istruzione e la cultura possano contribuire fare la differenza, incentivando a finanziare l’acquisto di libri, piuttosto che di armi.
Così in poco tempo su Twitter l’hashtag #booksnotbullets diventa sempre più di tendenza: ognuno può fotografarsi con in mano il proprio libro preferito, e Malala stessa si è ritratta con “Il diario di Anna Frank” tra le mani.
Sono piccoli gesti, ma di grande significato, soprattutto per chi, come Malala, proviene da luoghi in cui l’istruzione viene sempre più spesso ostacolata.
Cresciuta nel Pakistan in un clima di rigorosi ordini e divieti, quando si è vista tolto il diritto di andare a scuola, Malala ha deciso di parlare, e per questo suo atto di coraggio ha rischiato di morire.
Nel 2012 infatti, quando aveva solo quindici anni, la ragazza si trovava sul bus della scuola che la riportava a casa, quando degli uomini armati hanno fatto irruzione e le hanno sparato, colpendola alla testa e ferendo altre due ragazze. Si è salvata miracolosamente, dopo che è stata trasferita a Birmingham per le cure necessarie.
Malala si era resa invisa ai talebani per aver scritto un diario, poi pubblicato, in cui denunciava le condizioni di vita degli abitanti della sua città, in particolar modo di donne e ragazze, e per questo era considerata oscena e amica degli infedeli.
Dopo l’attentato ha continuato a combattere per i suoi ideali, riguardanti in particolar modo il diritto all’istruzione, e a soli 17 anni è stata insignita del premio Nobel per la pace.
Dopo il lancio di questa iniziativa, in pochi giorni più di ventimila persone hanno partecipato, mettendosi in posa con in mano un libro. Cifre che fanno riflettere, perché anche se è vero che uccide più la lingua della spada, il gran numero di partecipanti ha dimostrato di preferire veder scorrere l’inchiostro sulla carta, piuttosto che il sangue nelle strade.