Ieri è stata per me una giornata complessa e impegnativa, segnata da emozioni difficili.
Nei momenti più ardui il sorriso e la presenza dei miei figli mi hanno accompagnato con dolcezza, restituendo forza e conforto.
Ho avuto modo di ricordare Pippo Baudo in un’intervista al Tg3 Abruzzo che ringrazio e non è stato semplice provare a condensare in pochi istanti la vita e l’eredità di un gigante dello spettacolo.
Subito dopo siamo partiti per Roma per rendergli omaggio nella camera ardente.
Entrare in quella sala è stato come fermare il tempo, un silenzio denso, la preghiera e il raccoglimento, le immagini proiettate sulle pareti, le sigle televisive come sottofondo musicale nate dalla genialità di Pippo Caruso, di Canfora e Gianni Ferrio e altri.
Al centro la bara, un colpo al cuore che ha riportato alla mente prove lunghe e a volte faticose ma anche sorrisi e insegnamenti, i volti di autori straordinari come Sergio Bardotti. Con Pippo nulla era mai solo lavoro, ogni istante era lezione, rigore, ma anche valorizzazione degli artisti. Pretendeva il massimo e lo faceva con competenza e un senso profondo di rispetto per la musica, per il teatro e per la televisione.
In questi giorni ho parlato con colleghi e amici che hanno condiviso con lui anni di vita artistica e molti di loro sono provati, perché la perdita riguarda non solo il professionista, ma l’uomo che ci ha insegnato a guardare la scena con serietà e passione.
Il Presidente Sergio Mattarella lo ha definito protagonista e innovatore della televisione, sottolineando il rigore, la cultura, il garbo e la straordinaria capacità di interpretare i gusti e le aspettative degli italiani. Sono parole che restituiscono l’essenza di un percorso unico.
Pippo non è stato semplicemente un presentatore televisivo ma la biografia della Nazione, perché non raccontava programmi ma l’Italia intera, le sue stagioni e le sue memorie collettive.
Sono riflessioni che mi appartengono profondamente. Forse è anche per questo che non ho mai scattato un selfie con lui pur avendoci lavorato tanto. Le uniche immagini che mi ritraggono accanto a Pippo sono fotografie rubate durante le trasmissioni. Perché esisteva ed esiste ancora un senso di pudore e di grande rispetto. Non tutto deve essere esibito, certi sentimenti autentici vanno custoditi in un limbo segreto dell’anima come beni preziosi che la vita ci concede.
Domani a Militello in Val di Catania, la sua città natale, si celebreranno i funerali. Io, come tanti altri che lo hanno amato, non potrò esserci. Ma vorrei lasciare scritto questo pensiero affinché resti: non dimentichiamo chi ci ha donato serenità, sorrisi, musica e leggerezza. Non dimentichiamo chi ha saputo unire rigore ed eleganza, cultura e spettacolo.
Pippo Baudo è stato e resterà l’eleganza dello spettacolo italiano. La televisione avvertirà la sua mancanza, ma il suo esempio diventerà scuola e patrimonio vivo per chi vorrà fare del proprio talento un’arte. Non è retorica pensare che un giorno il suo nome entrerà nei manuali universitari come ultimo grande autentico talent scout e come custode di un’epoca che sapeva unire tradizione e innovazione.
Concludo così, con un invito a tutti: non dimentichiamo, perché la memoria è il dono più alto che possiamo restituire a chi, con sobrietà ed eleganza, ci ha insegnato a sorridere e a sognare.
Auro Zelli