Grande successo di pubblico Sabato 10 Maggio 2025 al Teatro “Rossetti” in occasione dello spettacolo “Dove io splendo” tratto dal libro autobiografico di Maria Grazia Calandrone e promosso dalla Città del Vasto con il Centro Antiviolenza DonnAttiva e l’Associazione Dafne ETS.
L’associazione Dafne, portando in scena “Dove io splendo”, intende investire sul cambiamento culturale della collettività e sull’acquisizione della consapevolezza, soprattutto tra i più giovani, di quanto sia fondamentale lavorare in questa direzione per contrastare la “normalizzazione” della violenza sulle donne.
Lo spettacolo ha portato in scena la storia di Lucia Galante, donna molisana che, vittima di violenza, sopraffatta dal giudizio della sua comunità e dalla disperazione, ha potuto “splendere” solo attraverso il racconto di sua figlia: Maria Grazia Calandrone.
Lucia 60 anni fa, tante altre donne oggi, sono vittime di uomini che hanno introiettato un modello culturale che li vede in una posizione di potere e dominio e non di rispetto nei confronti delle donne.
La violenza contro le donne è un fenomeno strutturale e mondiale che ha matrice culturale e non conosce confini sociali, economici o nazionali. È una violazione dei diritti umani e rimane in larga misura impunita che si fonda su radicati stereotipi socioculturali che non consentono al genere femminile l’esercizio delle libertà fondamentali in condizioni di parità rispetto agli uomini in ogni contesto, soprattutto familiare e lavorativo.
La violenza subita dalle donne, qualunque essa sia (sessuale, fisica, psicologica, simbolica, economica, ecc.), è mossa dalla volontà dell’autore di manifestare, al suo gruppo di riferimento(la famiglia, il contesto amicale, l’ambiente lavorativo, la squadra di calcio, l'associazione, il partito, ecc.), in modo inequivoco, la propria posizione di comando e controllo sul genere femminile; di esprimere il proprio prestigio offrendo eclatanti prove di virilità. «Qui decido io. Io sono l’uomo». È racchiuso in queste due frasi, riportate in quasi tutte le sentenze di reati correlati al fenomeno, il movente dei delitti di violenza maschile contro le donne e dei femminicidi. In termini giuridici, la traduzione di questo passaggio è contenuta nel Preambolo della Convenzione di Istanbul: «la violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini e impedito la loro piena emancipazione»; definizione ripresa dalla Direttiva n. 2024/1385/UE, del 14 maggio 2024, Sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Quindi, chi non vede la discriminazione basata sul sesso, naturalizzandola, e chi ridimensiona le imprecazioni urlate «Qui decido io. Io sono l’uomo» come banali espressioni retrograde, non ha chiari né la dimensione strutturale del fenomeno criminale e culturale con il quale si misura, né il grave pericolo costituito dall’interiorizzazione inconsapevole degli stereotipi sul rapporto gerarchico tra i sessi, nè gli effetti distorcenti che questi producono sull’interpretazione e sulla conoscenza.
La violenza maschile contro le donne va inscritta in una precisa struttura di potere, in chiave sistemica e poi relazionale, che ha bisogno della spettacolarizzazione della sua esistenza per riprodursi e per mantenersi ben salda, cercando alleati, omertà, giustificazioni, ma, soprattutto, banalizzazione.
Gli autori dei delitti di violenza contro le donne non sono uomini incapaci di controllo, mossi da impulsi e sentimenti incomprimibili (gelosia, frustrazione, rabbia, dolore, ecc.), come propone la lettura diffusa di chi non conosce il fenomeno, «esiste, invece, la brama impazzita di potere e prestigio di soggetti che sono disposti a uccidere, massacrare, profanare, per vincere o, per meglio dire, per esibirsi come vincitori, potenti, ovvero virili…. È abuso. È una dichiarazione di arbitrio. È un enunciato di sovranità giurisdizionale…gridato al mondo».
Porre fine alla violenza contro le donne deve essere una priorità di ogni individuo e istituzione pubblica che intende proteggere i diritti umani.
IL CENTRO ANTIVIOLENZA DONNATTIVA è impegnato per raggiungere questo obiettivo.
Importante la scelta di tanti anni fa del Comune di Vasto di istituire il Centro Antiviolenza e di farne un presidio territoriale grazie al quale tante donne sono riuscite a salvarsi.
La promozione di eventi culturali come quello di sabato sera va nella direzione di sensibilizzare la cittadinanza.
Importante la partecipazione e le parole di Anna Bosco, assessora alle politiche sociali del Comune di Vasto, che ha sottolineato l’importanza della presenza del Centro antiviolenza DONNATTIVA (0873366152) e di iniziative pubbliche dirette a promuovere un cambiamento culturale.
Grande soddisfazione tra tutti gli artisti e le artiste ed i musicisti, espressione di grande professionalità e sensibilità al tema: Andrea Bartola (regia), Maria De Liberato (coreografie), Raffaella Zaccagna (voce narrante), Rossella Taraborrelli (interprete), Daniela Di Francesco (interprete), Annamaria Fiore (interprete), Luca Raimondi alla direzione della Piccola Underground Orchestra con Massimo Di Berardino (chitarra), Danny Pomponio(fiati), Walter Caratelli, Mauro Gallo (tastiera). Michela Margiotta (lettrice del testo di Francesca Mannocchi).
GRAZIE VASTO!!!!
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Centro Antiviolenza DonnAttiva della Città del Vasto
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