Di Ninni
Di convergenze e risonanze, quattro artisti, quattro città, una mostra a Vasto
Locandina
Appuntamento dal 21 al 27 luglio
19/07/25

Nel cuore stratificato del centro storico di Vasto, là dove la pietra dialoga con la memoria, prende forma una mostra che è, prima di tutto, un atto di risonanza tra voci divergenti. Non una collettiva in senso tradizionale, ma la sedimentazione di incontri, scambi e visioni maturate nel tempo tra Firenze, Ancona e le pieghe nomadi delle fiere d’arte contemporanea.

I protagonisti, Luigi Marchesani, Giovanna Mattucci, Manuel Baglioni e Angela De Lucia, non condividono una poetica codificata né una grammatica formale, ma un’esigenza comune, interrogare il presente attraverso la materia dell’arte, rinunciando a ogni compiacimento decorativo. La loro è un’alleanza atipica, sorta non per affinità di superficie, ma per convergenze profonde, spesso silenziose, nate tra un dialogo post-vernissage e una lettura incrociata delle rispettive opere.

Questa mostra, "Sguardi condivisi", ospitata nella Sala Bontempo di Palazzo D’Avalos dal 21 luglio al 27 luglio 2025, si configura come un dispositivo aperto, non assoggettato a una curvatura stilistica univoca, ma fondato su una tensione condivisa verso l’autenticità espressiva. In essa, il colore si fa energia vitale, la materia muta in forma di ascolto, il gesto diventa traccia di una resistenza interiore. Nessuna omologazione estetica, ma un’intensa polifonia, ogni opera entra in relazione con le altre secondo logiche non previste, come accade tra individui che si riconoscono senza somigliarsi.

Più che un’esposizione, è un laboratorio di possibilità. Le opere, molte delle quali inedite, non nascono da un programma comune, ma da un lungo e reciproco lavorio di sguardi, confronti, riletture. L’evento vastese segna solo l’inizio di un percorso destinato a estendersi, con nuove tappe già in fase di progettazione. In un’epoca segnata dalla frammentazione e dall’ossessione per la cifra individuale, questo esperimento collettivo assume il valore di un gesto controcorrente, affermare che anche la differenza può generare coerenza, e che l’arte, se autentica, non ha bisogno di cornici imposte per risuonare in profondità.

Nel paesaggio contemporaneo, dove l’urgenza espressiva si confonde spesso con l’estemporaneità del contenuto, questo dialogo a quattro si impone come testimonianza rara di una pratica artistica lenta, riflessiva, e per questo radicalmente necessaria.