Di Ninni
Tragedia dei coniugi di Scerni caduti nel fiume Orta, chiesto rinvio a giudizio per il sindaco di Caramanico e il direttore del Parco Nazionale della Maiella
Coniugi morti nel fiume Orta
Puntato il dito sulle omesse segnalazioni del pericolo
14/10/18

Per la tragedia dei coniugi di Scerni caduti nel fiume Orta il 1 maggio 2017, la Procura di Pescara ha chiesto il rinvio a giudizio per il sindaco di Caramanico, Simone Angelucci e il direttore del Parco Nazionale della Maiella, Oremo Di Nino.

L'ipotesi di reato è omicidio colposo. Il procuratore Massimiliano Serpi e sostituto procuratore Valentina D'Agostino hanno escluso l’imprudenza delle vittime, ed hanno puntato il dito sulle omesse segnalazioni del pericolo.

L'udienza davanti al gup per i due indagati è in programma il 24 gennaio 2019. Svolta nell'inchiesta della Procura di Pescara sul decesso di Paride( Giuseppe) Pirocchi e Silvia D’Ercole, i due coniugi di Scerni che il 1° maggio 2017 persero la vita scivolando nelle gole del fiume Orta a Caramanico Terme.

Accolta dalla Procura la tesi dei legali della parte civile, Giuliano Milia , Arnaldo Tascione e Francesco Tascione, che sulla scorta delle risultanze investigative e delle perizie, hanno escluso lo scenario della tragica fatalità o dell’imprudenza da parte delle vittime.

La morte della coppia, stando a quanto emerso nel corso dei sopralluoghi e dagli accertamenti dei carabinieri e dei periti, sarebbe legata a responsabilità omissive nella segnalazione dei pericoli. Il camminamento attraversando il quale marito e moglie sono scivolati nel fiume era privo di cartelli di segnalazione e l’area non era transennata.

"In un corposo dossier fotografico", afferma l'avvocato Arnaldo Tascione "è documentato come la tragedia sarebbe stata evitabile se fossero state prese le dovute precauzioni inibendo l’accesso dei visitatori nell’area a rischio e segnalando il pericolo". Silvia D’Ercole e Giuseppe Pirocchi annegarono sotto lo sguardo sconvolto dei loro due figlioletti di 8 e 5 anni.

A distanza di un anno e mezzo, la procura di Pescara ha chiuso il fascicolo sulla tragica morte della giovane coppia di Scerni con la duplice richiesta di rinvio a giudizio. A Scerni è grande l'attesa dell'udienza. Silvia lavorava come infermiera all'ospedale di Teramo. Giuseppe invece faceva l’operaio alla Sevel di Atessa.

Avevano entrambi 32 anni, tanti sogni e un futuro pieno di progetti da realizzare. La loro gioia di vivere però venne inghiottita quel terribile lunedì di un anno e mezzo fa dalle acque del fiume Orta. Il luogo dove è accaduta la disgrazia è denominato Marmitte dei Giganti.

Fa parte del tratto delle Rapide di Santa Lucia ed è uno dei posti più suggestivi del parco della Majella. Quel giorno Silvia e Giuseppe erano in gita con i figli e altri familiari. A un certo punto, Silvia scivolò nel fiume e il marito, nel tentativo disperato di salvarla, finì anche lui inghiottito dalle rapide. Una morte terribile, che per i legali della famiglia dei due coniugi non poteva e non può essere considerata una tragica fatalità.

Paola Calvano

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